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Cessioni del credito ancora in affanno

La legge di conversione del decreto semplificazioni fiscali ha di fatto confermato e reso retroattive le opzioni di cessione e sconto in fattura per i bonus edilizi anche per le opzioni comunicate prima del maggio 2022. Questa ennesima modifica stabilisce infatti che la quarta cessione dei crediti edilizi sarà applicabile senza restrizioni da parte degli istituti di credito a tutte le partite iva correntiste. Basterà questo a smuovere una situazione di stallo, nella quale le principali banche non sono disposte ad aprire nuove pratiche di cessione del credito?

Ne abbiamo parlato con il Presidente dell’Associazione Artigiani, Bortolo Agliardi, che non pare del tutto ottimista: “La validità del bonus edilizio è stata riconosciuta dalla stessa Europa, ma il percorso è stato imperfetto dall’origine, i continui cambiamenti non hanno di certo aiutato a semplificare, anzi hanno “impantanato” quello che sicuramente era il volano che ha fatto decollare il bonus, ovvero la cessione del credito. Il fatto che abbiano riaperto questa possibilità in forma retroattiva è positivo, perché potrebbe salvare dal possibile fallimento tante imprese che hanno il credito nel cassetto fiscale e sono “obbligate” a cederlo, e lo stanno facendo, spesso, scendendo a compromessi al ribasso!

Il nuovo Decreto offre la possibilità alle banche di cedere loro stesse il credito a soggetti correntisti diversi dai consumatori titolari di partita IVA, ma per effetto dei criteri esposti nella circolare dell’Agenzia delle Entrate 23/E, le possibili aziende interessate sono restie ad operare in tal senso visto che le richieste di diligenza e responsabilità sulla procedura di acquisto dei crediti non sono chiarite bene dalla stessa circolare in termini di responsabilità solidale rispetto ad eventuali frodi in caso di controlli poco attenti. Questo di fatto sta ancora paralizzando il mercato, assottigliandone la platea delle imprese interessate visto che la sicurezza del ritiro del credito comporta una grave incertezza complice anche la poca fiducia nel sistema”.

“I criteri indicati afferma Agliardi – come spesso accade, sono poco dettagliati e alimentano confusione. Da quando è uscita la norma sul bonus, è stata continuamente rivisitata, sottoposta a diverse interpretazioni anche discordanti. Mancano riferimenti chiari: queste modifiche in corso d’opera stanno penalizzando il mercato. Un’idea buona che ha avuto pessimi consiglieri nella sua stesura, burocrati e politici che poco conoscono il mercato del lavoro e delle imprese. Si è generato un mostro ed ogni intervento che si fa per correggere errori ne genera altri o ne complica il tragitto – e le imprese ne pagano lo scotto principale".