IL TAX FREE DAY E LE TASSE MASCHERATE DA BUROCRAZIA
IL TAX FREE DAY E LE TASSE MASCHERATE DA BUROCRAZIA
E dunque, quest'anno il cosiddetto tax free day arriverà l'11 di agosto, c'è chi dice sarà il 9, chi il 10, chi l'11. Giorno più giorno meno, verrebbe da dire, a questo punto cambia poco. Da quel giorno, secondo i calcoli diversi, saremo liberi dalle tasse. Dal primo di gennaio ad agosto si lavora per lo Stato, dall'11 a fine anno lavoreremo solo per noi. Ovviamente è solo una immagine, una suggestione fatta facendo calcoli più o meno attendibili. Gli artigiani e le imprese ben sanno che, in realtà, da qui a fine dicembre dovranno continuare a pagare le tasse soprattutto sotto quella particolare forma che si chiama burocrazia e che, per come la vedo io, altro non è se non una forma diversa, e per molti aspetti più subdola, di pagare le tasse. Il giorno della liberazione dalla tasse quest'anno arriva nel bel mezzo di un dibattito politico che promette e discute attorno al tema delle tasse e del suo calo, addirittura del suo dimezzamento. Naturalmente, di fronte alla situazione attuale che ci vede lavorare per 7-8 mesi l'anno per lo Stato, l'idea di abbassare l'imposizione fiscale ha un suo valore. Vedremo se le tasse si dimezzeranno, ma certo è che i livelli attuali sono insostenibili, di certo non sono un incentivo a fare impresa. Non vorrei essere frainteso: le tasse sono l'asse della democrazia, so bene che si devono pagare ma, per l'appunto, a livelli ragionevoli. Ma vorrei aggiungere alcune considerazioni collegate al tema. E la prima è che il legislatore deve anzitutto porsi il problema di come tutelare chi paga le tasse. E' una considerazione semplice, di facile comprensione: se devo avere gettito fiscale devo anzitutto avere chi lo paga, e quindi in primo luogo le aziende. Ma qui c'è un enorme problema che in qualche modo si collega a quanto detto agli inizi: la burocrazia nelle sue varie forme. Tutelare chi paga le tasse, ad esempio, vorrebbe dire far rispettare una legge che dice che i fornitori siano pagati a 30 giorni. Alzi la mano fra i miei colleghi artigiani chi ha la fortuna di avere clienti così solleciti, così puntuali, così rispettosi della legge? E badate bene: lo Stato che ci impone livelli di tassazione così alti è il primo a non pagare alle giuste scadenze. La cronaca di questi anni è piena di aziende che sono fallite in presenza di crediti da parte dello Stato. E, sempre a proposito di tutela di chi lavora, non sarebbe male importare il modello tedesco, perché, accanto ai ritardi dello Stato, ci sono anche le furbizie dei privati. In Germania, la polizia ha poteri di accertamento sul perché un privato o un'azienda non paga il committente. E' un film che abbiamo visto spesso anche in Italia dove in molti casi la crisi (che indubbiamente c'è stata) in qualche caso è diventata un alibi per allungare a dismisura le scadenze di pagamento o addirittura farle saltare. E questo meccanismo, ovviamente, mette in crisi sempre più aziende. E allora: avere la possibilità di accertare in tempi brevi perché un'azienda non paga il fornitore sarebbe molto utile alle aziende che hanno lavorato e quindi, e in definitiva, allo stesso Fisco che è, come abbiamo visto, il socio di gran lunga più importante al momento dei dividendi. E quindi e in primo luogo: accanto al dibattito e al progetto di abbassare le tasse va prevista e rafforzata questa tutela. Cominciare a pagare come si dovrebbe sarebbe un primo importantissimo passo. Poi ci sono spazi per abbassare le tasse? Benissimo, ma cominciamo a rispettare le scadenze e a verificare se qualcuno fa il furbo. Seconda considerazione che nasce dal buon senso. Calare l'imposizione fiscale è necessario, ma a me pare altrettanto necessario fare contemporaneamente un'altra operazione che dovrebbe addirittura precedere l'abbattimento delle tasse: ovvero mettere un tappo alle spese. Ripeto: è buon senso ma se vogliamo che l'impalcatura dello Stato stia in piedi le operazioni devono essere contestuali: di qua si tagliano le tasse, di là si tagliano le spese e gli sprechi, diversamente non riesco a capire come si possa con serietà dire che si abbattono le tasse. So bene che l'operazione non è facile, ma va fatta. In questo ci viene in aiuto la tecnologia, l'innovazione. Ogni impresa sa come il Fisco abbia affinato in questi anni le proprie armi per controllare le aziende, le loro spese, gli investimenti eccetera eccetera. Il Fisco ha montagne di dati e capacità di elaborarli e se vuol mettere alle strette qualcuno oggi lo può fare e lo fa. Io dico: tutta questa tecnologia, tutta questa capacità di immagazzinare e poi elaborare dati possibile non la si possa usare per capire dove si nascondono le inefficienze, per porre fine agli sprechi? Possibile che la tecnologia possa essere usata solo per controllare i contribuenti e non per capire quel che non va in casa propria ovvero dentro le strutture dello Stato? La lotta all'evasione non potrebbe diventare anche la lotta agli sprechi? Non solo: quando dico che la burocrazia è una sorta di tassa occulta non è proprio possibile intervenire? Se il legislatore sentisse le organizzazioni delle imprese avrebbe un elenco sterminato di cose che si potrebbero fare, attivare, eliminare per rendere più fluido, meno stressante e quindi meno costoso il lavoro delle aziende. Perché destinare meno tempo a gestire le pratiche burocratiche significa risparmiare, avere un rapporto più semplice con la struttura dello Stato. Mi ripeto: sono considerazioni che nascono anzitutto dal buonsenso in quest'agosto che celebra il giorno della liberazione fiscale in attesa che, se non a maggio, il prossimo tax free day lo si festeggi a metà luglio. Sarebbe già un enorme successo.
Per intanto Buon Ferragosto a tutti.
BORTOLO AGLIARDI Presidente Associazione Artigiani