Elettricità, la singolare storia di chi deve pagare anche per chi non paga
Siamo alle solite: chi paga regolarmente, anziché avere un applauso si ritrova beffato. E' un po' quello che sta accadendo sul mercato dell'energia elettrica. Nelle settimane scorse, l'Autorità dell'energia elettrica fresca della nuova denominazione (Arera, e sovrintenderà anche al mercato del gas, acqua e rifiuti) ha deciso che il conto di chi non ha pagato le bollette dell'elettricità sarà suddiviso fra chi queste bollette le ha sempre pagate, con l'inevitabile risultato di un aumento delle bollette stesse per le imprese più piccole. Imprese, va subito aggiunto, che dovranno sommare questa nuova incidenza in bolletta elettrica con una seconda novità: ovvero la cosiddetta rimodulazione degli oneri obbligatori in bolletta, una formula solo in apparenza complessa perchè altro non significa, soprattutto - e mi ripeto - per le aziende più piccole, un aumento dei costi.
In pratica in poche settimane è stato deciso un doppio aggravio per il consumo di energia.
Proviamo a fare un ragionamento. Il primo punto è di immediata, anche se discutibile, comprensione. Il mercato dell'energia è, pur se particolare, un mercato come un altro. C'è chi la produce, chi la distribuisce, ci sono i clienti finali (le famiglie, le aziende). Con il mercato semilibero attuale si è creato una sorta di “turismo” della bolletta, ognuno può andare dove vuole, a tutti sarà capitato di avere sollecitazioni, telefonate, spot eccetera per convincerci a cambiare fornitore. Ovviamente, fra quelli più interessati a cambiare fornitore ci sono quelli che la bolletta pensano poi di non pagarla. Quando arriva la bolletta la mettono in archivio e così per due-tre-quattro bimestri. Prima che stacchino la linea ce ne vuole di tempo e – nel frattempo – si cambia appunto fornitore e la commedia ricomincia.
Risultato: alcune aziende che distribuiscono energia son “saltate” e non possono più pagare i grandi produttori di energia. L'Arera dice che i produttori vanno invece tutelati e visto che i distributori “saltati” non possono pagare che paghino i clienti finali, ovvero le aziende. E questo per quanto riguarda il primo aumento. Si badi: non è tanto, o non solo, per l'importo (per ora si pagheranno 200 milioni di euro, fate conto che il mercato elettrico nazionale vale circa 60 miliardi e quindi diciamo che questo aggravio varrà circa lo 0,3% sull'importo delle nostre bollette) quanto per il principio che viene messo in campo: è come dire che alcune società (quelle che producono energia) praticamente operano a rischio zero: se vendono energia ai distributori e questi non pagano ci sarà un prelievo diretto sulla bolletta del consumatore finale. Il che mi pare un cosa singolare, un'assicurazione sui pagamenti dei clienti riconosciuta solo ad alcuni.
Poi c'è il secondo problema, quello della rimodulazione. E qui la cosa è più seria, in qualche caso molto più seria. Tentando di fare una sintesi su un problema non facile si può dire che fino a dicembre 2017, il sistema tariffario in vigore non prevedeva un costo degli oneri variabili in funzione della potenza massima assorbita, da gennaio questo sistema cambia, e cambia in peggio per le aziende, in particolare per le piccole o medie.
Il nuovo sistema, prevede infatti una penalizzazione per chi è allacciato in media tensione con 1800 ore di lavoro l'anno rispetto a chi ha un consumo su più ore. In pratica questo significa che le aziende che lavorano su un turno sono penalizzate rispetto a chi lavora su due turni. L'Autorità dell'energia (la ricordata Arera) spiega che la scelta va a privilegiare chi ha un consumo più costante (chi lavora su due turni) rispetto a chi, lavorando su un turno, si può trovare ad avere dei picchi nel consumo della giornata.
Ora, considerando che le piccole aziende normalmente operano su un turno è evidente il danno. Abbiamo già segnali di allarme che arrivano da alcune aziende che fanno sapere di aver avuto un aumento della bolletta di 600-700 euro.
Concludo. Occorre attivare subito un confronto con l'Arera che, evidentemente, è stata più sensibile alle pressioni delle grandi aziende. Ma il confronto con l'Arera ha necessità che le piccole aziende e gli artigiani siano rappresentate con adeguata massa critica. Qui serve un'azione congiunta di tutte le organizzazioni artigiane e delle piccole imprese per far sentire le nostre ragioni. Ho la speranza che su questo tema, che tocca tutti gli artigiani, si possano superare differenze e logiche di bandiera.