FATTURA ELETTRONICA
C'è un tema che all'opinione pubblica sfugge, ma che sta creando una serie di preoccupazioni alle aziende e che potrebbe persino generare un gravissimo danno al sistema economico nazionale e quindi a tutti noi. Parlo della fattura elettronica, la e-fattura, che, come forse qualcuno sa, dal gennaio prossimo entrerà in vigore per tutti coloro che hanno una partita Iva e che – salvo auspicabili rinvii – dovrebbe diventare operativa dal primo luglio prossimo per i carburanti.
La fattura elettronica è, per molti aspetti, una sorta di rivoluzione per l'Italia e per l'Europa. Ognuno di voi pensi un solo attimo a cosa questo può significare (in termini positivi, intendiamoci) per le aziende e la struttura pubblica nazionale: niente più carta, certamente un flusso economico più controllato, un notevole salto in avanti nella digitalizzazione italiana. Stiamo parlando di milioni e milioni di fatture on line. Stiamo parlando di circa 100 milioni di fatture al mese on line. Un salto epocale, una vera rivoluzione nei rapporti Stato-Imprese. Ed è proprio per queste ragioni, proprio per la valenza che la novità comporterà, che a questo passo dobbiamo trovarci tutti – aziende e Stato – preparati. Non possiamo rischiare un patatrac, non possiamo rischiare di far partire una sorta di rivoluzione e poi doverla bloccare, fermarla: ne va dell'autorevolezza dello Stato e delle coronarie degli imprenditori.
Perchè dico queste cose dopo – e mi ripeto – aver detto che di positiva rivoluzione si tratta?
Il fatto è che noi pensiamo che a questo appuntamento ci arriviamo non esattamente preparati. La legge sull'e-fattura ha una sua complessità che probabilmente è inevitabile stante i risultati che vuole ottenere ma che sta creando molte preoccupazioni alle aziende. Io non mi dilungherò oltre su queste complessità procedurali ma passare dalla carta all'on line è più facile a dirsi che a farsi. Lo Stato trarrà una serie di benefici da questa innovazione ma le aziende, prima considerazione che mi sento di fare, stanno sostenendo una serie di costi e quindi, prima richiesta, vanno previsti una serie di sgravi per le nostre aziende, un aiuto a chi nel concreto sta sostenendo l'avvio di questa rivoluzione.
Ma, tornando ai rischi che tutti corriamo se la novità non si avvierà al meglio, noi abbiamo chiesto un po' più di tempo. In primo luogo per chi, come le aziende di autotrasporto, si trova a dover fare i conti con questa novità sin da luglio. Ci dicono che forse ci sarà una proroga, che probabilmente per chi acquista carburanti sarà possibile, da qui a fine anno, una sorta di doppio binario fatto o da fattura elettronica o con le tradizionali schede carburante. Spero proprio che così sarà.
Ma al di là ed oltre il problema di chi acquista e vende carburante, c'è il tema più generale che dovremo affrontare da gennaio. Come ricordavo sopra, stiamo parlando di milioni di fatture. Cento milioni di fatture al mese fanno 1,2 miliardi di fatture l'anno. Signori, qui se la macchina si inceppa andiamo tutti – tutti, non solo le aziende – nei guai, perchè significherebbe la paralisi, il blocco delle transazioni economiche. Non è una preoccupazione campata per aria. Il sistema centrale dell'Agenzia delle Entrate ha già mostrato più d'una inadeguatezza a gestire masse di dati di queste dimensioni (anche molto più piccole, in verità, com'è stato nel caso dello Spesometro). Questo io vorrei sollecitare, mettere una lente d'ingrandimento davanti agli occhi di chi deve decidere: possiamo partire, siamo attrezzati, c'è la faremo (meglio: ce la farete?). Perchè, e lo ripeto, lo scenario successivo in caso di crac è il fermo dell'economia. Ma, senza arrivare a scenari inquietanti (ma meno apocalittici di quanto potrebbero apparire), basterà un inceppamento del sistema a creare problemi alle aziende con lo sfasamento che si potrà avere nei pagamenti.
Da questo punto di vista servirà un monitoraggio più che attento al funzionamento delle tecnologie e delle procedure. E bisogna prevedere sin da ora la possibilità di un rinvio se, nei primi mesi dall'entrata in vigore della legge, qualcosa non andrà. Tutti si dicono tranquilli. Noi – lo confessiamo – lo siamo un po' meno.
BORTOLO AGLIARDI Presidente Associazione Artigiani