LA CULTURA (E IL LAVORO). BRESCIA CAPITALE 2022
Trovo positiva l'idea che Brescia diventi capitale italiana della cultura nel 2022. Il sindaco riconfermato Del Bono l'ha espressa nel corso della campagna elettorale. Confido che l’intero Consiglio Comunale colga con orgoglio ed entusiasmo il nostro sostegno e che il Ministro della Cultura ed il Governo avvallino l’iniziativa bresciana. Vedremo. E' tempo che la nostra città e la nostra provincia trovino una qualche forma di rappresentazione nazionale che vada oltre (ma vedremo come, secondo me) l'idea ormai stantia di una città tutta ferro e ghisa. Brescia è da quasi trent'anni, diciamo dall'idea di recuperare quella miniera di bellezza che è Santa Giulia, che cerca di valorizzare il bello che ha. E' stato un lavoro lungo, qualche volta complicato, ma che ha consentito a tutti noi di stupirci quando il monastero e tutto quanto stava attorno e sotto, ha disvelato quel che pareva andato perduto. E da allora la città ha ritrovato qualche orgoglio dimenticato, si è lavorato, si è scavato, si è valorizzato l'antico nucleo della città con una attività che, nei decenni, ha via via coinvolto grandi pezzi di città. Un po' ci ha messo del suo il pubblico, un po' il privato. La rinnovata Pinacoteca Tosio-Martinengo è solo l'ultimo tassello di questa attività che, ripeto, è andata di pari passo con altri interventi di natura urbanistica, di abbellimento, direi in senso ampio, della città. E la sorpresa che qualche conoscente forestiero esprime la dice lunga: non pensavo Brescia fosse così bella... E' così: abbiamo tante belle cose da far vedere e valorizzare. E altre, aggiungo, potrebbero aggiungersi. Da questo punto di vista, dunque, portare Brescia sul palcoscenico nazionale sarebbe molto positivo. C'è un aspetto che, però, mi piace ricordare. Ovvero: d'accordo, Brescia capitale della cultura, i suoi monumenti, Roma, i Longobardi e il Medioevo, il nostro Cinquecento eccetera. E l'aspetto è quello del lavoro. Non vorrei smentirmi in tempo reale (non siamo solo ferro e ghisa) ma certamente il lavoro è un po' una nostra sigla, un nostra specificità, non dico unicità, ma una nostra caratteristica questa sì. E allora mi chiedo se, nell'immaginare un percorso che porti a Brescia capitale della Cultura 2022, questo elemento non possa essere considerato. Anche le fabbriche possono essere considerate dei templi, anche i magli sono dei reperti, molte produzioni hanno elementi di artigianalità (e quindi di arte) che andrebbero valorizzati. Perché anche questa è la nostra storia, anche in questo noi ci riconosciamo e non sarebbe quindi inopportuno (con forme e modalità da trovare) che anche questa Cultura del Lavoro venisse rappresentata. Immaginare Brescia Capitale da una parte e una serie di realtà sparse per la provincia da valorizzare non sarebbe male. Realtà culturali classiche ma, come detto, anche legate al tema del lavoro. Peraltro, il Museo del Lavoro bresciano già si articola su realtà dislocate fra città e provincia, mancando peraltro all'appello (ma sai mai che il 2022 sia un detonatore) proprio la parte cittadina del Musil. E a proposito di detonatori, di appuntamenti che possono risvegliare energie e risorse, io penso che candidare la città a capitale della cultura per il 2022 possa, per l'appunto, anche costituire una volàno ad ulteriori abbellimenti per la città, a recuperare altre cose, a ristrutturare case ed alberghi. In una parola: a far ancora più bella una città che già lo è.
BORTOLO AGLIARDI Presidente Associazione Artigiani