NASPI E CONTRIBUTO DI LICENZIAMENTO
PROPOSTE di INTERVENTO NORMATIVO | Rif. 0114.20 CSP Settore Lavoro | NASPI e Contributo di Licenziamento
LA NORMA
La Legge 92/2012 (c.d. Riforma Fornero) con decorrenza 01.01.2013 ha introdotto l’obbligo in capo alle Aziende che interrompono i rapporti di lavoro a tempo indeterminato (per qualsivoglia motivo), di versare un contributo a sostegno del finanziamento della Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego (ovvero la vecchia disoccupazione).
La Circolare INPS n.44 del 22 marzo 2013 ha chiarito che il contributo di importo variabile a seconda dell’anzianità aziendale del dipendente, dovrà essere versato tramite modello F24 entro il giorno 16 del secondo mese successivo a quello della cessazione.
Il contributo deve essere versato anche in occasione della mancata conferma in servizio dell’apprendista ed in caso di dimissioni volontarie ad opera della lavoratrice madre nel corso del c.d. “periodo protetto”, ovvero un anno di età del bambino.
LA PROPOSTA
Si richiede, al fine di non gravare ulteriormente le Imprese, laddove il Datore di Lavoro sia costretto a licenziare per gmo (a titolo di esempio peraltro non esaustivo: riduzione del personale a seguito di crisi del settore, problemi finanziari, chiusura di un reparto produttivo, cessazione dell’attività), che lo stesso sia esentato dal versamento all'INPS del contributo di € 1.509,89 (importo previsto per i licenziamenti che verranno comminati nell’anno 2020 con riferimento ai lavoratori aventi almeno 3 anni di anzianità professionale).
Analogamente tale esenzione deve essere estesa alle ipotesi di mancata conferma in servizio dell’apprendista, nonché al caso della lavoratrice madre che spontaneamente decida di dimettersi durante il primo anno di vita del figlio.
L’INPS dovrebbe inoltre valutare attentamente i licenziamenti intimati per giusta causa, quale conseguenza della programmata quanto intenzionale mancata presentazione sul posto di lavoro da parte di quei lavoratori che appositamente adottano tale condotta al fine di essere licenziati e garantirsi l’accesso alla Naspi. Il datore di lavoro dovrebbe essere messo nelle condizioni di poter segnalare tali episodi all’Ente, in modo tale da impedire al lavoratore di percepire il sussidio.