LA RAPPRESENTANZA
C'è un tema – un problema, direi – che aleggia sul mondo dell'artigianato ma direi più in generale sull'intero mondo delle imprese e in particolare sul mondo delle Organizzazioni che rappresentano le imprese. Ed è, per dirla subito e in modo chiaro, la progressiva perdita di rappresentanza che le Organizzazioni registrano presso la loro base. E' un problema comune, in qualche caso evidente, anche se sta sottotraccia, si fa fatica a parlarne, a prendere atto del problema e quindi ad attuare possibili risposte. Da quanti anni ci diciamo che servirebbe una “semplificazione” del panorama della rappresentanza, una semplificazione che altro non significherebbe che un rafforzamento complessivo del sistema e quindi con la possibilità di dare più forza ai tavoli che contano e fornire maggiori e nuovi servizi agli associati. Da quanto anni ne parliamo? Direi una ventina. Per togliere dal “sottotraccia” il tema, l'Associazione Artigiani ha tenuto nei giorni scorsi presso la propria sede di Brescia un incontro con alcune realtà associative di provenienza territoriale diversa e di sigle diverse. L'idea di fondo era: ma questo tema, questo problema, è solo una vicenda che sentiamo noi di Brescia oppure anche in altre città e provincie si interrogano, si chiedono se qualche passo vada fatto nel ridefinire il panorama delle organizzazioni che rappresentano, come nel caso nostro, gli artigiani. E quindi sono venuti da noi il presidente della Cna di Torino, Nicola Scarlatelli, Marco Bressanelli della Libera Associazione Artigiani di Crema, Mauro Sangalli segretario di Casartigiani Lombardia. Con loro, il vicepresidente della Camera di Commercio di Napoli, Fabrizio Luongo, e il segretario generale della nostra Camera di Commercio, Massimo Ziletti, che hanno fornito qualche dato e spunto alla discussione. Non entro nel dettaglio dei diversi interventi dei rappresentanti delle organizzazioni. In tutti, però, è emersa la consapevolezza che serve uno scatto, che è difficile immaginare di poter continuare a rappresentare un mondo produttivo sempre più frammentato e alle prese con le tante travolgenti novità che toccano le aziende: dalle nuove tecnologie ai mercati che si ampliano ormai al mondo intero. Esser soli, è stato detto più volte, ci rende più deboli. La rappresentanza ha perso le funzioni che un tempo aveva, quella di essere – come si diceva un tempo - “cinghia di trasmissione” dei vari partiti nel mondo delle imprese. Oggi gli artigiani chiedono ben altro, chiedono in primo luogo una qualità elevata dei servizi e chiedono nuovi servizi. Senza di questo stanno lontani dalle Organizzazioni. Venuto meno il riferimento “ideologico” vanno a cercare il meglio a costi più bassi. Il rischio è quello della implosione, del vivacchiare in attesa di chissà che cosa. Per questo serve lo scatto, serve immaginare un nuovo futuro capace di scardinare le residue vecchie logiche per creare qualcosa di nuovo, di diverso, qualcosa che sappia affrontare le nuove sfide che le aziende si trovano ad avere ogni giorno sul mercato. Bisogna avere la forza di staccare definitivamente la “spina” dalla politica partitica e capire quel che dice la base, quel che dicono gli artigiani che, ne sono convinto, sono piuttosto allergici alle alchimie interne alle Organizzazioni e preferirebbero qualche sigla in meno e qualche servizio in più. Dalla nostra, dalla parte degli artigiani intendo dire, abbiamo una grande forza visto che rappresentiamo la gran parte delle aziende del manifatturiero. Ma questa forza si diluisce, si frantuma se siamo divisi. Se perdiamo il treno della rappresentanza perdiamo la base associativa: questo hanno ribadito i nostri ospiti nell'incontro ricordato più sopra. E non abbiamo ancora vent'anni davanti. I cambiamenti dei mercati impongono una accelerazione nelle scelte strategiche per le nostre aziende. Da tempo chiediamo che si tolga il vincolo alla crescita nel numero dei dipendenti: ha senso mantenere il limite ai 18 addetti? No, non ha più senso. Si può essere artigiani anche con 50 addetti. E' mai possibile che continuiamo ad avere 150 mila leggi quando Francia e Germania ne hanno la metà della metà e poi bisogna dimezzare ancora? Basta: bisogna semplificare. Ma per far questo serve una visione nuova, direi che serve un coraggio nuovo in ognuna delle molte Organizzazioni che oggi rappresentano gli artigiani. Dobbiamo essere in grado – tutti – di rinunciare a qualcosa del proprio orticello per riuscire a dare un futuro più solido alle nostre aziende.