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OPERATO DEL GOVERNO

Qualche mese fa, l'Associazione Artigiani ha condotto un sondaggio approfondito fra 1500 suoi associati. Tre le domande: che giudizio davano sull'operato del Governo e che ne pensavano su quota 100 e reddito di cittadinanza. Non è inopportuno ricordare i risultati di quello studio ai rappresentanti del nuovo Governo. In sintesi più che estrema emerse che quasi la metà delle imprese intervistate era favorevole a quota-100 ma solo il 22% lo era al reddito di cittadinanza.  Quanto al gradimento del Governo - lo ricordo solo per dato di cronaca - il 55% delle aziende dava un giudizio positivo. Adesso, come noto, c'è un nuovo Governo che ha fatto sapere che su quota-100 bisognerà intervenire. E la cosa, al di là delle opinioni politiche che ognuno può avere, ci preoccupa. Per almeno due ragioni: la prima è per le modifiche "ventilate" appunto su quota-100 e la seconda, di senso più generale, per l'accresciuta incertezza che le aziende si trovano a vivere. E' una riflessione che voglio condividere con i colleghi artigiani sperando che qualche deputato o senatore abbia modo di riportarla nelle sedi più opportune. Ci rendiamo conto di quel che significa cambiare oggi quota-100? Si hanno presenti da una parte le attese di alcuni nostri dipendenti e i problemi che la cosa comporterà per le aziende? Tanti dipendenti si erano fatti i loro conti e molte aziende pure. Sapere se un operaio specializzato ti resta in azienda ancora un anno oppure tre o quattro non è la stessa cosa. Le grandi aziende hanno strutture in grado di assorbire questo altalenarsi di provvedimenti, ma per i piccoli è diverso, è molto più problematico. In una officina di 7 dipendenti, se uno di questi ha un problema con quota-100 l'azienda ha un problema con il 15% della forza lavoro. Non è la stessa cosa se va o se resta. E se io piccola azienda in vista della pensione di quel dipendente ho fatto investimenti adesso cosa faccio se lui resta per altri tre? Se, per esempio, qualche mese fa ho assunto un dipendente più giovane in vista del pensionamento del più anziano adesso cosa faccio? Incertezza, totale incertezza. Altro esempio: la fiscalità. C'è il tema delle tasse, forse si abbassano, forse si alzano, forse restano uguali. Tanti forse. Ma chi ci governa sa che le aziende devono avere dei listini, devono poter dire ai clienti cosa costa un prodotto o un servizio e che questo costo dipende anche dal livello di tassazione?  E che dire delle agevolazioni per investire in nuovi macchinari che prima c'erano, poi son state parzialmente tolte, poi parzialmente riammesse e adesso staremo a vedere. E poi ci sono provvedimenti addirittura retroattivi. Incertezze, incertezze, incertezze. Ma in questo modo non si va avanti. L'Associazione Artigiani ha presentato nei giorni scorsi i risultati di un altro sondaggio sempre condotto dal nostro centro studi Lino Poisa guidato dal nostro past president Enrico Mattinzoli. Vi faccio una sintesi, anche in questo caso. Si voleva sapere come stavano andando le cose, come erano andate nei mesi passati e quanto le aziende si attendevano per i mesi a venire. Risultato: sul fronte degli investimenti le aziende si sono fermate, le aziende stanno alla finestra a vedere quel che potrà accadere, a capire quello che si deciderà. Regna una perdurante incertezza, si registra una certa sfiducia delle aziende anche per effetto di una congiuntura internazionale che ha perso dinamicità. Ma se togliamo la fiducia, se non si ridanno certezze è come togliere speranze. Se non ci convinciamo tutti che alle aziende serve un arco temporale ragionevole (diciamo cinque anni) per decidere e per fare investimenti non andiamo da nessuna parte. Mi ripeto e chiudo: servono certezze. Giù la testa e lavorare è una pratica che chi sta nelle aziende pratica da sempre. Sarebbe bene che anche il Governo copi questa pratica. Detto questo, con la speranza per l'appunto che qualcuno colga l'appello, al Governo auguriamo buon lavoro e a noi... buona fortuna.        

BORTOLO AGLIARDI Presidente Associazione Artigiani